Nonostante un calo complessivo degli investimenti in Europa nella prima metà del 2016, i volumi di investimento in immobili retail rimangono al di sopra della media dei cinque anni e il flusso di capitale istituzionale destinato al settore continua ad aumentare annualmente.
Gli investimenti diretti nell’immobiliare Retail nella prima metà dell’anno hanno raggiunto € 20.7 mld, un calo del 19% relativo alla eccezionale performance del H1 2015, quando i volumi raggiunsero € 25.5 mld grazie in parte a cinque transazioni oltre i € 500 milioni e 17 operazioni oltre i € 300 milioni. L’attuale calo dei volumi è in gran parte dovuto ad un rallentamento nel Regno Unito e in Germania. Tuttavia, fuori da questi due mercati, i volumi sono aumentati del 14%, favoriti dalla notevole crescita di paesi come Austria, Irlanda, Italia, Svizzera, Romania, Ungheria e Polonia. La Francia, inoltre, ha avuto un miglioramento significativo, con un aumento del 40% year-on-year.
Le maggiori operazioni d’investimento Retail nel primo semestre hanno riguardato asset urbani, che beneficiano di solidi fondamentali economici e di eccellente connettività. Il Forum Block Shopping Center a Helsinki, Finlandia, acquistato da Sponda Oyj per € 576m, è stata la più grande operazione del primo trimestre, seguito dal Grand Central a Birmingham, UK, acquistato da Hammerson e Canada Pension Plan Investment Board (CPPIB) per £335m (€441m). Nel secondo trimestre, l’elenco delle transazioni è stato dominato dall’acquisto da parte di Blackstone del Blanchardstown Centre a Dublino, da Green Property. Il centro dominante a livello regionale, già il più grande d’Irlanda, ha ancora un notevole potenziale di sviluppo, con la possibilità di incrementare di ulteriori 148.500 mq circa di spazi a destinazione mista. Tali operazioni evidenziano il fascino continuo, all’interno delle città europee in crescita, degli asset urbani dominanti a destinazione mista, ben collegati e con solidi fondamentali.
Stiamo assistendo a livelli vigorosi d’investimento attraverso l’Europa storicamente mai visti. C’è molto capitale istituzionale destinato al settore retail, quindi molte aree geografiche stanno beneficiando dell’abbondante capitale disponibile. Il retail europeo rimane una destinazione d’investimento difensiva e di rifugio, in particolare per gli investitori con orizzonti di investimento più a lungo termine, dato che il settore è meno suscettibile alle battute d’arresto nel breve periodo e i beni prime, in particolar modo, offrono un reddito stabile. Questo capitale continua ad essere utilizzato soprattutto in partnership con operatori retail. La quantità di partnership e di joint venture fra equity player, che beneficiano di un basso costo del capitale, e gli operatori con una conoscenza specifica del mercato retail locale, è senza precedenti ed è il più significativo cambiamento nel mercato degli ultimi dieci anni”.
Mentre ci si aspetta che i volumi di investimento alla fine dell’anno siano comunque più bassi dei livelli da record raggiunti nel 2015, è invece probabile che superino i livelli della media dei cinque anni. Principalmente, i volumi in calo sono il risultato di una mancanza di liquidità, piuttosto che una debolezza sottostante nei fondamentali di mercato, esemplificato chiaramente dai mercati come la Germania. La quantità di denaro istituzionale che sta arrivando nel settore immobiliare sarà una sfida alla liquidità del mercato nel lungo termine. Con investitori a lungo termine, le dinamiche di domanda e di offerta saranno messe alla prova, limitando le opportunità di investimento prime. Qualsiasi impatto del Brexit sul mercato degli investimenti sarà probabilmente in gran parte limitato al Regno Unito, con contenuto grado di contagio al resto dell’UE.
In Italia si confermano volumi in crescita e rinnovato interesse, sia per il retail moderno che per l’high street, specialmente quando il sottostante immobiliare è solido e sostenibile, anche in zone secondarie e/o periferiche.